A due giorni dalla presa del potere in Afghanistan, i talebani assicurano che non cercheranno vendetta contro i loro oppositori e che non vogliono nemici, affinché il Paese non sia più un campo di battaglia né un territorio di terrorismo. Inoltre, promettono di garantire i diritti delle donne nel rispetto della sharia.
Lo hanno dichiarato in conferenza stampa, nella quale il portavoce Zabihullah Mujahid ha cercato di convincere il mondo e gli afghani che qualcosa è cambiato e che i talebani non sono più gli stessi di 20 anni fa. Ovvero quelli che in nome del corano imposero un brutale regime di terrore, fatto di violenza e cancellazione di ogni diritto per le donne e le bambine.
Intanto in Europa l'alto rappresentante per la Politica estera, Josep Borrell, ha spiegato che i talebani hanno vinto la guerra e che occorre impegnarsi in un dialogo per evitare una potenziale crisi umanitaria.
Poi aggiunge: “Una soluzione politica globale e inclusiva e una soluzione duratura del conflitto non dovrebbero essere stabilite con la forza, ma con negoziati significativi basati sulla democrazia. La protezione e la promozione di tutti i diritti umani, in particolare di donne e ragazze, deve essere parte integrante di questi sforzi e le donne dovrebbero essere sostenute e in grado di contribuire pienamente a questo processo”.
Tuttavia, nonostante le promesse e dei talebani, la popolazione afghana resta terrorizzata. Da Kabul, infatti, giungono testimonianze di strade deserte e donne nascoste nelle cantine, laureate che hanno distrutto i loro titoli di studio per paura di essere giustiziate, politiche e attiviste che temono la caccia.
Il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, ha accusato il precedente governo afghano di aver fallito. In particolare ci si chiede come possa essere costituito un governo talebano, mentre molti Paesi chiedono il rispetto degli impegni presi da Kabul e soprattutto dei diritti umani, oltre a un esecutivo inclusivo e rappresentativo.