"Non sono un mostro, né un assassino": Bossetti si sfoga in tv 15 anni dopo il delitto di Yara Gambirasio
11/06/2025

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"Non sono un mostro, né un assassino": Bossetti si sfoga in tv 15 anni dopo il delitto di Yara Gambirasio

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A 15 anni dalla morte di Yara Gambirasio, la tredicenne scomparsa a Brembate di Sopra nel 2010 e trovata morta tre mesi dopo in un campo di Chignolo d'Isola, Massimo Bossetti torna a parlare in tv. Condannato all'ergastolo per l'omicidio della ragazza, si è raccontato a Francesca Fagnani in un'intervista a Belve Crime. Con voce ferma ma carica di tensione, Bossetti ha ribadito l'innocenza che proclama fin dal primo giorno: "Non sono un assassino. Non ho mai visto Yara, è tutto assurdo". Parole forti, pronunciate davanti alle telecamere, che riaccendono il dibattito su uno dei casi di cronaca più discussi degli ultimi anni.

"Vorrei capire anch'io come è finito il mio Dna lì" Durante l'intervista, Bossetti contesta ancora una volta la prova genetica che lo ha incastrato: "Vorrei capire anch'io come il mio Dna sia finito lì. È tutto assurdo". Il riferimento è al materiale genetico ritrovato su slip e leggings della ragazza: da anni la difesa sostiene ipotesi di contaminazione o errori nei test. L'uomo aggiunge: "Che tipo di aggancio poteva avere un uomo di 40 anni con una bambina di 13 anni?".

Il peso dell'etichetta di mostro: "Un tatuaggio sulla testa" Da undici anni in carcere, Bossetti ha parlato anche della condizione psicologica vissuta in prigione: "Sopravvivo all'ingiustizia. Mi sento addosso l'etichetta del mostro, un tatuaggio stampato sulla testa che porterò fino alla fine dei miei giorni." In passato ha rivelato anche tentativi di suicidio e crisi profonde. Ma oggi afferma: "La rabbia si è trasformata in forza, anche grazie all'amore dei miei cari".

Chi è "Ignoto 1" e come è stato identificato? Il profilo genetico ribattezzato "Ignoto 1" fu il perno dell'indagine sul delitto di Yara. Il Dna fu trovato su slip e leggings della ragazza. Attraverso un'imponente raccolta di campioni tra migliaia di uomini, si arrivò a Massimo Bossetti, identificato come figlio illegittimo di Giuseppe Guerinoni. La corrispondenza tra "Ignoto 1" e il Dna di Bossetti fu giudicata inequivocabile. Tuttavia, la difesa ha sempre sollevato dubbi sull'attendibilità della prova, sottolineando l'assenza di Dna mitocondriale compatibile e una possibile contaminazione. Il caso ha visto anche un ricorso in Cassazione per ottenere nuovi accertamenti sui reperti biologici.

Cosa riaccese i dubbi nell'opinione pubblica? Nel 2024 Netflix ha trasmesso la docuserie Il caso Yara. Oltre ogni ragionevole dubbio, riportando alla ribalta i punti controversi del processo. Il racconto ha messo in luce presunte criticità nelle analisi del dna e nella gestione delle indagini. La difesa ha ottenuto per la prima volta l'accesso ai reperti del caso, sollevando dubbi tecnici sulle analisi.
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