Carcere minorile Beccaria di Milano, "il peggio è successo agli stranieri" | Il tentato stupro di un agente al detenuto
24/04/2024

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Carcere minorile Beccaria di Milano, "il peggio è successo agli stranieri" | Il tentato stupro di un agente al detenuto

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"Mio figlio ha preso solo qualche schiaffo e qualche pugno dagli agenti, ma non è mai stato preso davvero di mira come invece accadeva agli stranieri". È questa la testimonianza di una madre di un recluso italiano del carcere minorile Beccaria di Milano. "Lui è fortunato, perché ha una famiglia con cui parlare - aggiunge -. Un ragazzo che ho conosciuto è stato chiuso in una stanza e massacrato di botte. A colpire era, spesso, lo stesso agente, noto a tutti in carcere proprio per la frequenza e il modo in cui alzava le mani. Le vittime erano soprattutto ragazzi che durante i colloqui non avevano nessuno con cui parlare, stranieri non accompagnati ad esempio. Gli agenti non vedevano madri attente o famigliari ai quali i detenuti potessero raccontare le violenze". È un ulteriore (e inquietante) scenario che viene a galla nell'ambito dell’inchiesta che ha portato in carcere 13 agenti della Penitenziaria e alla sospensione di otto colleghi.

Nessuno ha detto nulla, "nemmeno quando mio figlio è stato stuprato da un gruppo di altri ragazzi. L'agente presente, quando ha capito la situazione, se ne è andato lasciando che lo aggredissero, trovando tutto il tempo per oscurare le telecamere con sedie e oggetti vari - ha raccontato la donna a Repubblica -. Le guardie sono arrivate solo mezz'ora dopo, quando la segnalazione di un giovane estraneo al gruppo li ha costretti a intervenire. Appena ho scoperto l'episodio sono corsa al Beccaria chiedendo di parlare con quello che credo fosse il comandante della polizia penitenziaria: 'Signora cosa vuole che sia', mi ha detto. Lui era persino peggio degli agenti perché nascondeva tutto quanto. E il giorno della violenza non gli ha nemmeno fatto fare una telefonata a casa".

Paura per il figlio? "Se gli torcono anche solo un capello mi incateno davanti al tribunale. Non gli ho ancora parlato dopo le indagini, ma l'assistente sociale, fortunatamente, mi telefona tutti i giorni per dirmi che sta bene" ha concluso la donna.
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