Omicidio Saman, il fratello minore: "La fossa l'hanno scavata mio zio e i cugini"
13/03/2025

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Omicidio Saman, il fratello minore: "La fossa l'hanno scavata mio zio e i cugini"

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Il fratello di Saman Abbas dice di aver "parlato per la giustizia" e, testimoniando al processo d'appello per la morte della sorella, Ali Heider, 16 anni all'epoca del delitto, spiega che la buca in cui è stata seppellita la sorella "l'hanno scavata zio Danish e i cugini Ikram e Nomanhulaq". E' quanto dichiara rispondendo alle domande del pg Silvia Marzocchi in aula. Spiega poi di aver visto quella buca "sui giornali".

"Quel giorno mio zio mi rimandò a casa" Quando poi il presidente della Corte d'Assise e d'Appello, Pasquale Domenico Stigliano, gli chiede come facesse a sapere chi aveva scavato quella fossa, il giovane spiega che un giorno era andato "con lo zio Danish davanti al negozio di Bartoli" (il titolare dell'azienda per la quale lavoravano i familiari di Saman, ndr) dove c'erano anche i cugini e lo zio poco dopo lo aveva rimandato a casa, spiegandogli che i tre dovevano "andare a pulire i tubi", un lavoro extra chiesto dalla moglie del titolare dell'azienda agricola di Novellara per la quale lavoravano i familiari di Saman.

"Ho deciso di parlare" Inoltre, il fratello di Saman afferma: "Prima ero traumatizzato e non avevo manco le forze di parlare, avevo paura, ma poi ho deciso", Queste le ragioni per cui ha voluto collaborare con la giustizia. Racconta così tutto quello che sa sulla scomparsa della sorella, nella notte tra il 30 aprile e il primo maggio 2022, dalla casa di Novellara (Reggio Emilia).
"Tutti mi dicevano di non parlare" "Mio papà mi diceva di non parlare dei cugini, mi diceva 'almeno quelli che si sono salvati lasciali fuori'". Tutti comunque, aggiunge, "dicevano di non parlare, i miei genitori, i miei parenti, mio zio".

"Mi dicevano che mia sorella era in paradiso" Dopo la scomparsa della sorella, continua Ali Heider, "ho chiesto diverse volte ai cugini Ikram e Nomanhulaq e allo zio Danish dov'era, ma ogni volta che iniziavo a piangere mi dicevano di stare zitto" finché una volta "mi hanno risposto che non me lo potevano dire, ma che non mi dovevo preoccupare perché là dov'era stava bene, che era in paradiso".
Le condanne in primo grado Il processo d'appello in corso è a carico del padre e della madre di Saman, shabbar Abbas e Nazia Shaheen, che in primo grado sono stati condannati all'ergastolo, e dello zio Danish Hasnain, condannato invece a 14 anni.
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