Teheran, uccisi due scienziati nucleari nei raid israeliani: chi erano Tehranchi e Abbasi
13/06/2025

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Teheran, uccisi due scienziati nucleari nei raid israeliani: chi erano Tehranchi e Abbasi

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Due nomi poco noti al grande pubblico, ma fondamentali per l’Iran: Mohammad Tehranchi e Fereydoon Abbasi‑Davani. Entrambi scienziati, entrambi legati al programma nucleare. Entrambi uccisi a Teheran nei raid israeliani del 13 giugno. La notizia arriva tra esplosioni notturne e blackout di informazioni. Ma i dettagli emergono, e sono pesanti: Israele ha colpito al cuore, puntando non solo alle strutture, ma alle menti. L'operazione militare lanciata da Israele non aveva come obiettivo colpire i siti nucleari. In parallelo il Mossad ha compiuto diversi blitz a Teheran e in altre città per eliminare militari e scienziati.

Chi era Mohammad Tehranchi Tehranchi era uno scienziato. Un teorico, specializzato in laser, plasma, ottica avanzata. Classe 1965, era presidente dell’Università Azad, il più grande ateneo privato del mondo islamico. Aveva studiato in Russia, pubblicato su riviste internazionali, formato generazioni di ingegneri. Ma il suo ruolo non era solo accademico. Da anni collaborava a progetti strategici nel campo della ricerca militare e nucleare. Era vicino agli apparati istituzionali, considerato affidabile e centrale nella “filiera del sapere” iraniana.

Chi era Fereydoon Abbasi‑Davani Abbasi era un volto noto della scienza militare iraniana. Fisico nucleare, già capo dell’Agenzia per l’Energia Atomica, deputato conservatore, brigadiere IRGC. Era sopravvissuto a un attentato nel 2010: una bomba magnetica sul parabrezza della sua auto. Ferito, era rimasto in vita. Ma questa volta non ce l’ha fatta. L’attacco del 13 giugno lo ha sorpreso nella sua abitazione. La sua morte, come quella di Tehranchi, rappresenta un duro colpo per il know-how nucleare dell’Iran.

Israele torna a colpire le menti Non è la prima volta. Tra il 2007 e il 2020, diversi scienziati iraniani sono stati assassinati con dinamiche simili. Sempre a Teheran, sempre con esplosivi, sempre con lo stesso obiettivo: rallentare il programma atomico di Teheran colpendo i suoi protagonisti. Questa volta il messaggio è doppio. Due nomi, due figure diverse ma complementari: uno accademico, l’altro operativo. Entrambi al vertice. Entrambi eliminati. Teheran parla di “ritorsione imminente”. I media di Stato confermano le morti ma mantengono riserbo sui dettagli. Israele non commenta ufficialmente, ma ambienti militari parlano di “successo strategico”. L’operazione fa parte, secondo fonti internazionali, di una campagna mirata del Mossad per impedire che l’Iran si avvicini alla soglia nucleare.
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